Disturbi depressivi

I disturbi depressivi sono tra i più frequenti nella pratica psichiatrica. La distinzione tra la tristezza, una variazione dell’umore non patologica, e la depressione nelle sue forme più lievi non è sempre facile e deve essere fatta tenendo conto del quadro clinico ma anche della personalità del paziente e del suo contesto culturale.

Sotto il termine depressione si raggruppano condizioni molto diverse tra loro per manifestazioni cliniche, per gravità, per prognosi.

La classificazione più utilizzata (DSM 5) parla di distimia, un disturbo depressivo persistente, di disturbo depressivo maggiore, di episodio depressivo nell’ambito di un disturbo bipolare, dove, alternati agli episodi depressivi, si manifestano episodi, cosiddetti maniacali, con caratteristiche opposte (eccitamento, iperattività, euforia, etc.).

La causa dei disturbi depressivi sembra essere multifattoriale, legata ad aspetti biologici e psicosociali.

La caratteristica comune dei disturbi depressivi è la deflessione del tono dell’umore, che può essere accompagnata da diminuzione di interesse nelle attività di tutti i giorni, apatia, difficoltà a svolgere le attività abituali, affaticabilità, disturbi dell’appetito e/o del sonno, sentimenti di colpa, di inadeguatezza, di inferiorità, difficoltà di concentrazione, difficoltà a prendere decisioni, idee di suicidio. Il disturbo può avere andamento cronico, oppure presentarsi, più o meno rapidamente, come una variazione drammatica nel funzionamento della persona.

Da quanto sopra descritto è evidente che non esiste un solo trattamento per i disturbi depressivi, ma piuttosto una serie di terapie, spesso integrate tra loro, sia per le diverse forme che per le diverse fasi della malattia (acuta, di mantenimento, etc.).

La terapia farmacologica è in genere indicata, salvo controindicazioni/cautele nelle forme bipolari, è efficace e ben tollerata. I farmaci più utilizzati agiscono riequilibrando la disponibilità di alcune sostanze cerebrali, i neurotrasmettitori, quali la serotonina, la noradrenalina, la dopamina.

Nella maggior parte dei casi una terapia combinata, farmaco e psicoterapia, dà risultati superiori in termini di ampiezza e probabilità di risposta rispetto ad un singolo trattamento, spesso aumentando anche l’accettabilità dello stesso.